La mostra, organizzata da collezionisti e professionisti di grande competenza, è un esempio, purtroppo assai raro, di come la passione per l’arte possa produrre eventi con importanti ricadute culturali sul pubblico, che ha manifestato il suo apprezzamento con un’affluenza inaspettata per l’alto numero di presenze. Purtroppo è anche la prova del mancato sostegno pratico delle istituzioni, spesso distratte o interessate solo a eventi spettacolo che garantiscano un immediato ritorno di visibilità. Sognata e realizzata quasi a proprie spese da un piccolo gruppo di amanti dell’arte africana, Africa in forme presenta nella bellissima cornice romanica del Battistero di S. Pietro circa 300 opere finora mai esposte al pubblico. Il tema è quello del corpo femminile, delle sue trasformazioni e deformazioni nel processo artistico, delle sue diverse rappresentazioni che spaziano da intenti di raffigurazione ”verista”, con ad esempio le figure di donne che allattano, ad astrazioni quasi simboliche. Le diversità di stili risentono, più che dallo sguardo dei singoli artisti (ricordiamo che l’arte africana risponde a criteri assai diversi da quella occidentale), dalla loro appartenenza etnica e quindi di tradizione espressiva e dalla finalità cui erano destinati gli oggetti scolpiti, provenienti dal Mali, dall’Angola e dal Congo.
Un’occasione da non perdere anche ricordando quanto rare siano le occasioni di ammirare l’arte delle popolazioni africane, cui era stata dedicata un’altra importante mostra a Torino nel 2003.
Quella africana è un’arte che ha avuto il singolare destino di venire conosciuta, studiata ed apprezzata dagli etnologi ed antropologi prima che dagli storici dell’arte e questo sguardo primigenio ha segnato a lungo la sua comprensione. Merito della sua diffusione in Europa fu di quegli artisti che vollero rompere gli schemi dell’accademismo che aveva dominato la più tradizionale scena artistica dell’800. La loro lettura fu quella di vedere nella scultura africana la ricerca ed il raggiungimento di una estrema semplificazione stilistica, di una purezza concettuale che si esprimeva attraverso linee e rapporti di volumi di grande espressività e rigore. Ancora oggi, a quasi un secolo dalle prime pubblicazioni che presentavano questa produzione artistica al pubblico europeo, non è raro imbattersi in atteggiamenti critici che la valutano come un primordio dell’arte, un suo stadio “infantile”, il cui studio trova giustificazione solo nel conseguente confronto con l’arte europea, ovvero con l’Arte tout court. Supporto utilissimo alla mostra è quindi il catalogo, notevole anche per la bellezza delle fotografie, contenente scritti indispensabili per un corretto approccio e la comprensione di questa forma espressiva così lontana dagli schemi interpretativi europei. I titoli dei lunghi ed approfonditi saggi sono già indicativi della complessità dei problemi, di lettura artistica ma anche di esposizione e conservazione delle opere, che pone l’ideazione e la realizzazione di una mostra così (giustamente) ambiziosa: Introduzione all’arte africana, alcuni problemi (Bruno Orlandoni); Esposizione e conservazione dell’arte africana (Gian Luigi Nicola); Disproportions (Alberto Salza). A cura di Alberto Salza e Bruno Orlandoni è anche l’imponente sezione che in oltre 70 pagine presenta le schede delle popolazioni e delle opere presenti in mostra. Una ricchissima bibliografia chiude un volume veramente prezioso e non solo per gli appassionati di arte africana.
Asti, Battistero di San Pietro in Consavia, fino al 6agosto 2008, aperta da martedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 20 (chiuso il lunedì), ingresso euro 7,00, catalogo Tipografia Valdostana, sito internet www.comune.asti.it/cultura/mostre/africa-informa.shtml. https://www.comune.asti.it/cultura/mostre/africa/default.htm
Mariella Moresco
Teatro